Recensione Huawei Matebook X Pro 2022

Vale la regola avere sempre l’ultimo modello a disposizione? Mi porgo sempre questa domanda quando devo acquistare un nuovo device. Se le differenze sono minime e non sono dirette neanche a mio favore, opto sempre per il modello precedente, anche in virtù del fatto che, posso risparmiare essendo sul mercato già da un pò e quindi soggetto a promozioni molto più interessanti. E’ quello che mi sono domandato quando ho avuto tra le mani il Matebook X Pro di Huawei, versione 2022.

Esteticamente identico al 2023, il Matebook X Pro si presenta con una scocca di metallo dal rivestimento di colore “Ink Blue”-  a grana fine. Questo comporta una piacevolezza al tatto unica, un aspetto positivo considerando che altri laptop sanno essere solo freddi al tatto. 4 porte USB-C (solo due sono Thunderbolt 4) e jack audio. In confezione troviamo un dongle USB-C/USB-A e l’alimentatore da 90 Watt (utile anche per altri dispositivi Huawei). Ottimo il peso per un 14″ – che sfiora di poco 1,3 kg, ma ben distribuiti e quindi ben maneggevole anche in casi estremi di utilizzo, esempio le gambe quando si è seduti senza un sostegno. Non si può far a meno di notare il Touchpad, grande e che arriva all’estremità della scocca.

Una serie di comandi lo rendono molto più utile di quello che sembra: sfiorando lateralmente con un dito si può accedere alla luminosità e al volume con tanto di feedback, con un tocco si chiude la finestra o si riduce ad icona se lo facciamo da sx o a dx, sfiorando con due dita si accede al centro notifiche, sfiorando in alto si ha l’avanzamento veloce o il riavvolgi dei video, con un tocco di una nocca si può fare lo screenshot dello schermo, con due nocche la registrazione dello schermo. Tutti utilissimi ma essendo tanti, ci vorrà un po’ di tempo per abituarsi. In compenso tutti funzionano perfettamente e se qualcuno si stesse chiedendo se un Touchpad così grande non sia fastidioso per le mani, vi confermo che non è così. Non necessariamente dovete essere al centro del Touchpad per lavorare, di conseguenza palmo e polsi non saranno un problema.

La tastiera si presenta con una corsa classica, feedback aptico, un bel sound di clic e una retroilluminazione dignitosa. Anche in questo caso si percepisce una qualità costruttiva da vero top di gamma. Il tasto accensione sulla destra, presenta il lettore di impronte digitali, ma per questo Matebook X Pro ho voluto utilizzare i sensori per lo sblocco biometrico. Che dire, perfetto! Sono stato riconosciuto 10 volte su 10. Da ricordare che la fotocamera sulla tastiera è scomparsa. La trovavo una piccola genialità. Quella attuale si trova in alto sul display con una risoluzione di soli 720p, ma perché?? Forse per le cornici ristrette?

SCHEDA TECNICA

  • Schermo: 14,2” LTPS, 3.120 × 2.080 pixel, 3:2, 264 ppi, 90Hz
  • CPU: Intel Core i7-1260P (12ma generazione)
  • RAM: 16 GB LPDDR5
  • ROM: 1 TB SSD
  • Scheda Grafica Intel Iris Xe (4GB)
  • Connettività: Wi-Fi 6E, Bluetooth 5.2

Premesso che, con questo reparto hardware, è difficile che non possa accontentare l’utente medio che sceglie di acquistare un top di gamma. Quello su cui mi soffermerò è la valutazione dello stress che indurrò questo Huawei Matebook X Pro in lavori grafici che richiedono massime prestazioni dell’Intel i7 e l’utilizzo della RAM per l’elaborazione. In Modalità Performance e Photoshop 2022 come cavia, inizio ad elaborare due immagini TIF da 480 MB e 800 MB, 400 pixel, 36 x 52 cm. Tempi di apertura: 31 sec. Il risultato migliora se l’alimentazione è a cavo e non con la batteria, si scende a 29 secondi. Elaborazione logo vettoriale con Illustrator 2022: tavolo di lavoro 30 x 30 cm, livelli e immagini PSD. Salvataggio: 12 secondi. Sono tempi lusinghieri, in linea con la potenza di questo Matebook X Pro.

In tutto ciò le ventole hanno iniziato a volare a fine sessione ma i decibel erano talmente bassi che a stento si sentivano. Niente male anche il display con i suoi 500 nit di luminosità. La configurazione mi è sembrata veritiera, il pannello antiriflesso aiuta tanto ed il touch  sempre pronto. Ottima la fluidità, ma in ambienti grafici, i suoi 90Hz sono standard e ho avuto sempre l’esigenza di averli a disposizione. Sensore di luminosità fa il suo dovere, tentennato qualche volta ma niente di rilevante. Batteria da valutare in più situazioni. Con i suoi 60 Wh, ed il mio utilizzo fatto di grafica, internet e condivisione file, 6/7 ore sono sempre garantite, ma ripeto, l’utilizzo è talmente personale che questo è un dato che potrebbe benissimo non essere considerato. Da non dimenticare gli altoparlanti HUAWEI SOUND 6 che mi sono piaciuti e no poco. Bassi presenti, parlato ben definito e disturbo ridotto al minimo anche al max del volume. Ascoltare un film è piacevole.

In conclusione, contento di questo Huawei Matebook X Pro? Si, perché le sue prestazioni possono essere paragonate a marchi altrettanto importanti. Ho lodato le finiture ed i materiali che danno un tocco da “vip” – il Touchpad che mi permette di fare tante cose senza allungare le dita sulla tastiera, l’accendersi da stand-by immediato e senza perplessità e delle cornici così sottili che lo fanno sembrare più grande di un 14″. Un display che è rivestito di uno strato nano-ottico controllato magneticamente in grado di ridurre del 60% il riverbero della luce premiato anche primo laptop in assoluto a ottenere la certificazione TÜV Eye Comfort 3.0 – per la protezione oculare completa.

E poi ovviamente c’è la piattaforma Super Device che permette un utilizzo sincrono e interconnesso con altri Device Huawei (spero di poter provare il nuovo P60 Pro…). Il prezzo? A listino 2.199 euro, non spiccioli ma essendo il penultimo della serie Matebook X Pro, non sarà difficile trovare qualche promozione online. Attenzione perché dal sito ufficiale, non sembra essere disponibile, tocca rimboccarsi le maniche e trovarlo in altri siti.

Recensione cuffie AOC GH300

Vi siete mai chiesti quanto una cuffia gaming possa influenzare le sessioni di gioco? Per un gamer probabilmente sono fondamentali in quanto aiutano la concentrazione durante il gioco grazie alla percezione più alta di suoni ed effetti e alla possibilità di potersi isolare senza nessuna fonte esterna di disturbo. Per chi invece fa del gioco, una pausa momentanea, si limita ad usare delle semplici cuffie perdendosi il piacere del sound che in particolari giochi, è fondamentale. Quali sono allora le cuffie da prendere in considerazione? Che caratteristiche deve avere? Oggi parleremo delle AOC GH300, delle cuffie interessanti ad un prezzo accessibile a tutti.

Ciò che colpisce subito le AOC GH300 è il design: sono realizzate di plastica semi lucida, con padiglioni neri in similpelle e struttura dell’arco in metallo color rosso con effetto satinato. In bella mostra delle cuciture rosse ed il logo AOC semi lucido. Lateralmente troviamo delle reti che proteggono i led che illuminano il logo. Eh si, un minimo di effetto nerd non vogliamo darlo? I Led su entrambi i padiglioni, possono essere accesi tramite il telecomando a filo. Dallo stesso è possibile poi, silenziare il microfono o le cuffie e regolare il volume (manopola continua e non a scatti). Di tutti i componenti di queste GH300, è proprio il telecomando che non fa una bellissima riuscita, causa la plastica che lo rende al tatto di bassa qualità.

Per l’uso quotidiano le GH300 mi hanno soddisfatto in termini di comodità: i padiglioni con driver da 50 mm, sono comodi e sufficientemente grandi da isolare abbastanza bene i rumori esterni. Il microfono rimovibile non è molto invadente ma in tutti i casi lo si può regolare con facilità. Il led rosso per segnalare il suo stato, scompare quasi del tutto all’interno del filtro antipop. Le GH300 hanno soddisfatto anche nella loro principale funzione: durante le sessioni di gioco, l’audio è espansivo, chiaro e coinvolgente (con virtual surround stereo 7.1). In Resident Evil 4, i passi, l’elicottero sopra la testa, le scene nelle caverne, i combattimenti, sono direzionali e avvolgono bene il gamer nelle azioni più avvincenti. Ottimo lavoro anche da parte del microfono che, riproduce la mia voce leggermente metallica, ma chiara e forte.

Diversa è la percezione se utilizziamo queste GH300 per ascoltare la musica. Chiariamo subito: il sound non è male, ma i bassi in più occasioni tendono a diventare piatti ed allinearsi con tutto il resto. C’è poca enfasi e si ha l’impressione che più è alto il volume, più si nota questo particolare. Questo però non deve distrarre dalla vera natura di queste cuffie. Se si vuole un sound potente e cristallino, bisogna puntare ad altro, ma è molto difficile che, con il prezzo low cost di queste GH300, possiate trovare di meglio sul mercato. Nota positiva anche par il software di gestione delle cuffie. Da qui sono possibili varie regolazioni. Dalla frequenza al bit rate. Dalla chiarezza della voce alla soppressione del rumore. Ultima chicca la regolazione dei led nello scegliere il colore, la pulsazione e la luminosità.

Per concludere, queste GH300 svolgono molto bene il loro compito. Comodità ed esperienza d’uso sono molti interessanti, ma ciò che non deve distrarvi, è il prezzo assolutamente imperdibile: su Amazon, le portate via a 36 euro. Si cade subito in tentazione.



Recensione OnePlus 10 Pro 5G

Bello, potente e con una fotocamera firmata Hasselblad. Vuoi ancora di più? E’ probabile che questa recensione di OnePlus 10 Pro possa storcere il naso in virtù del fatto che è stato presentato da poco il nuovo OnePlus 11, ma valutando le caratteristiche, conviene comprare il nuovo flagship oppure il modello precedente ad un prezzo ribassato?

Partiamo dal presupposto che, acquistare adesso un 10 Pro, non sarà mai un errore ma un acquisto ponderato. Ma quali saranno le differenze? Ho provato il 10 Pro con Android 13 e OxygenOS 13.0 – e mi sono trovato benissimo. OnePlus 10 Pro ha un design elegante che gli conferisce un aspetto da top di gamma anche a chi non ha dimistichezza con gli smartphone. Partiamo dal posteriore dove fanno bella mostra di se le fotocamere racchiuse in un quadrato che collega il profilo metallico laterale. Il resto è composto da un vetro satinato (Gorilla Glass 5) che non lascia nessun tipo di impronte. Il display invece è un Gorilla Glass Victus da 6,7″ – AMOLED 120 Hz  e LTPO 2.0 – QHD+. Il peso di 200,5 g è molto ben calibrato su un corpo di 163 mm di altezza, 73,9 mm di larghezza ed un spessore di 8,55 mm. Nessun led di notifica ma c’è l’always-on display personalizzabile e i lati curvati illuminati per le notifiche.

Il processore è l’ottimo Snapdragon 8 Gen 1, una GPU Adreno 730 con una RAM da 12 GB (espandibile) e una memoria di 256 GB. La batteria è una 5000 mAh con ricarica Supervooc da 80 w e in modalità wireless da 50 w con la possibilità di ricarica wireless inversa. Inutile dirlo ma il processore regala una esperienza d’uso molto coinvolgente: veloce nel browser, nell’apertura delle applicazioni, i lag sono ridotti al minimo e comunque bisogna occupare tutta la RAM per metterlo in difficoltà, ma è una condizione quasi impossibile da raggiungere se non in game. La temperatura si mantiene sempre molto bassa, ma è il raffreddamento che ho trovato ben efficace  quando si prova ad effettuare tanti download consecutivi.

Con Android 13 e OxygenOS 13.0 – le cose sono soltanto migliorate con tantissime novità: ispirati dalla natura, OxygenOS 13.0 promette nuove funzioni ma nello stesso tempo una semplicità aumentata ed una interfaccia più pulita. Dalla funzione “schermo sempre attivo” – entrano nuove funzioni che permettono una gestione più intelligente delle tracce audio in collaborazione con Spotify, nuovi Canvas che permettono una personalizzazione delle proprie foto, un nuovo screen che permette la gestione ed il controllo dello smartphone e nuovi avatar. Una nuova funzione Zen Mode che si presenta come una vera e propria app capace di spronare ad utilizzare lo smartphone in modo più semplice e con parsimonia. Una nuova esperienza di gaming da HyperBoost che permette una migliore gestione dell’energia e nuove opzioni di modalità gioco. Un nuovo launcher per l’ottimizzazione di cartelle e widget. Una nuova barra laterale per accedere velocemente a determinate funzioni. Una nuova sincronizzazione audio ed una gestione ancora più smart dei propri accessori audio e per concludere, una protezione dei dati personali ancora più sicura. Rimangono ancora attive, alcune funzioni interessanti come la la sezione “caratteristiche speciali” – che permette la divisione dello schermo, la flessibilità delle finestre che adesso diventano mobili e tanto altro.

Diamo un’occhiata al reparto fotografico? Abbiamo una fotocamera principale da 48 megapixel ƒ/1.8 stabilizzata otticamente, una 8 megapixel ƒ/2.4 zoom 3.3X ottico e una 50 megapixel ƒ/2.2 grandangolare con un’apertura di 150°, tutto in collaborazione con Hasselblad. Le foto sono ovviamente da cameraphone. Brillantezza e realisticità, sono i punti a favore degli scatti di questo OnePlus 10 Pro. Un bilanciamento dei colori ben calibrato ed una messa a fuoco sempre precisa. Una riduzione del rumore ben calibrata in situazioni di poca luce. Qualche piccola incertezza soltanto in tele, quando si prova a mettere a fuoco qualcosa che si trova al centro. In questo caso, l’algoritmo non sempre tende ad assolvere il compito. Niente male la profondità di campo che scontorna bene il soggetto a patto che ci sia una buona luce come contorno. La presenza di Hasselblad si sente nella impostazione PRO dove è possibile regolare focus, ISO, bianco, tempi ed esposizione. Registrare foto in RAW e RAW+. Possono uscire degli ottimi risultati se ci si mette alla prova. Modalità notte per avere scatti migliori con bassa luminosità con all’interno l’opzione “cavalletto” utile per le lunghe esposizioni senza foto mosse.

La fotocamera anteriore è da 32 megapixel con luminosità adattiva AI. I selfie sono di buona qualità, è possibile scattare mostrando il palmo della mano e le impostazioni prevedono la modalità notte (qui presente), ritratto e i video. La cosa strana è che dalla fotocamera anteriore è possibile accedere alla modalità PRO delle fotocamera posteriore.

Più opzioni anche per i video dove è possibile registrare in 8K a 24fps, 4K a 120fps e FullHD a 60fps. Ottima la funzione “ultra stabile” – che è disponibile solo in FullHD come pure il riconoscimento delle scene AI. Alla fine si tenderà ad utilizzare sempre quella che risulta essere la più equilibrata in più scene e che regala buoni risultati do luce e colori. In 8K la differenza si nota abbastanza, ma bisogna filmare sempre con un sostegno per ottenere risultati PRO. Buoni anche i video della fotocamera anteriore che mantiene in parte le opzioni di quella posteriore.

La batteria da 5000 mAh promette un’ottima performance considerando anche che un processore come lo Snapdragon 8 Gen 1, non può essere economico di energia per promettere tali prestazioni. Con il mio tipico utilizzo, fatto da una buona quantità di ricerche google, musica, social e un uso sporadico della fotocamera, sono riuscito ad arrivare a giornata lavorativa con un buon 35% di batteria, con luminosità display automatica, chiusura quando possibile in background e nessun feedback tattile (da precisare che il PRO 10 in dotazione ha l’ottimo “O-HAPTICS” – che imita la sensazione di materiali reali e interazioni naturali). Per quanto mi riguarda, lo trovo un ottimo risultato. Con la ricarica SuperVOOC da 80W, OnePlus promette di caricare il 10 Pro del 61% in soli 15 minuti, ma con display spento partendo con una percentuale del 1% di batteria residua. In alternativa c’è sempre la ricarica wireless da 50W.

Adesso, dopo questa valutazione, essendo in possesso di questo OnePlus 10 Pro, conviene passare al OnePlus 11? Differenze tra processore, fotocamera e ricarica ci sono, ma è anche vero che, il prezzo del 10 Pro si è abbassato di 849 euro per il 12GBdi RAM/256 GB e di 769 euro per quello 8GB di RAM/128GB rispetto ai 849 euro per 8GB di RAM/128GB e 919 per 12GBdi RAM/256 GB. Probabilmente una maggior differenza di prezzo, aiuterebbe ad entrambi  di non essere confusi.

Recensione monitor AOC CU34P2C

Quali sono i requisiti giusti per comprare un monitor professionale o da gaming? Gli amanti del settore hanno idee ben chiare e sanno su cosa puntare. C’è chi invece vorrebbe buone caratteristiche da entrambi i settori con un occhio di riguardo al prezzo. Ne sa qualcosa AOC, famosa nel settore dei monitor e che, a listino, ha molte frecce al suo arco. Come il modello CU34P2C, che promette produttività, connettività ed un schermo curvo 1500R VA/3FL da 34″ – che strizza l’occhio anche al gaming. Per provare il monitor CU34P2C mi sono posto delle domande. Perché tra tanti modelli dovrei scegliere lui. Sono due le scelte che pondero in questo campo: l’esperienza di utilizzo ed il design, che reputo un fattore non trascurabile. Montata la base in alluminio (non c’è bisogno di nessuna vite, tutto ad incastro e facile da montare) quello che noto subito è la sobrietà del design. Niente fronzoli, nessun modulo o sezione esterna a vista, le plastiche sono di buona qualità, lo schermo curvo 1500R da 34″ – è immenso e le cornici laterali sono sottili, dato non trascurabile se si opta per una configurazione multi – monitor. Lo schermo è regolabile sia in inclinazione (-5/23°) che in altezza (150 mm). Le varie porte si trovano tutte sul retro in basso, facili da trovare e che permettono una buona gestione dei fili: 1 HDMI 2.0 x 1 – 1 DisplayPort 1.2 x 1 – 1 USB-C 3.2 x 1 (con erogazione fino a 65 watt) – 4 USB 3.1 (Gen 1) – 1 ingresso jack audio da 3,5 mm.

Il pannello VA curvo 1500R con risoluzione 3440 x 1440 pixel, WQHD, è un piacere per gli occhi. Grazie all’alta risoluzione e al formato 21:9, si ha la possibilità di poter lavorare con più finestre aperte, con una fluidità quasi paragonabile al doppio pannello. Ideale per editing grafico, dove il nero non vira al grigio ma è vero, (tecnologia VA) ed il bianco è puro (grazie all’illuminazione WLED). Se alle prime impressioni, i 1500R potrebbero destare strana la visuale laterale, con l’utilizzo questa sensazione quasi non si averte più. Inoltre questo monitor CU34P2C è equipaggiato di tecnologia “Flicker-free” – che riduce il livello di sfarfallio garantendo una stanchezza minore durante lunghe ore di sessione.

Ho trovato utile poi la disponibilità della porta USB con tecnologia “DisplayPort Alternate Mode” – che mi ha permesso di visualizzare video in 4K collegando il mio portatile per poter godere di tutta la bellezza di questo monitor curvo e automaticamente avere la possibilità di poterlo anche caricare.

Onesto anche nell’utilizzo gaming dove un monitor curvo, ha ancora più senso di esserci con un refresh da 100 Hz e un tempo di risposta MPRT di 1 ms. Non siamo a livelli alti, c’è chi fa molto di più e meglio. Anche gli altoparlanti integrati non hanno tutta questa resa, ma il monitor AOC CU34P2C non ha pretese di questo genere di conseguenza lo dovete valutare in modo differente. Dopo il lavoro, mi dedico ad una mezz’ora di spasso, allora si, ha più senso di essere acquistato. E’ da consigliare? Per esperienza personale e per l’uso editing svolto su di esso, assolutamente si. Design classico che tende molto al professionale e caratteristiche interessanti di connettività, lo rendono un compagno ideale per il lavoro. Soprattutto adesso che su Amazon è in offerta ad un prezzo niente male.

Recensione Huawei Band 7

Sottili, utili, adatti per lo sport ed economici, le smart band stanno conquistando un pò tutti. Dai giovani attenti allo sport, alle persone più adulte che cercano in un dispositivo portatile, dati personali sotto controllo. Ne sa qualcosa Huawei che ha presentato da un pò di mesi, la settimana generazione della sua smart band.

Huawei Band 7 migliora e affina, quello che già era un buon risultato: spessore della cassa di 9,99 mm ed un peso di soli 28 g circa, compreso cinturino. Display da 1,43″ – amoled ben visibile anche al sole (ma con la massima luminosità e grafiche chiare). 4 colori a disposizione, tra cui un verde scuro, Wilderness Green il migliore di tutti a mio parere. Al polso risulta essere molto comodo. Il display verticale aiuta a non sporgere tanto dal polso ma soprattutto, risulta essere ideale quando lo si indossa la notte per rilevare i dati del sonno tramite il tracker TruSleep 2.0. Una comodità data anche dal cinturino morbido e facilmente regolabile. Uno smartwatch classico, indossato durante il sonno, non avrebbe tutti questi plus. (Avrei voluto che la band abbassasse la luminosità o che la eliminasse del tutto appena rilevasse il mio sonno, ma  se nella prima mezz’ora mi agito, mi giro o alzo il braccio per tirare su le coperte, purtroppo rimane sempre acceso, altrimenti dovrei impostare di abbassare la luminosità quando è notte…)

A bordo troviamo il sistema operativo HarmonyOS (2.0.0.32) che permette un’ottima sinergia con l’app Health. Da qui è possibile ottenere tutto sotto controllo: dai rilevamenti automatici che possono essere impostati (come la frequenza cardiaca e la SpO2 dal tracker TruSeen 4.0 e lo stress da TruRelax) alla possibilità di ottenere dei workouts, un assistente nutrizionale, visualizzare i passi, le calorie consumate, gli esercizi di respirazione ed un diario alimentare. (alcune funzioni fanno parte di un abbonamento mensile chiamato Health+) Unico tasto fisico sulla destra, permette di accedere a tutte le funzioni e di accendere il display da spento. Una gesture dal basso permetterà di monitorare le notifiche (ai messaggi si può rispondere solo con risposte rapide, anche personalizzabili), con una gesture dall’alto si accederà alle impostazioni della band, mentre lateralmente, da entrambi i lati, si può accedere al monitoraggio della propria salute.

L’esperienza d’uso di Huawei Band 7 mi ha convinto: comodo da indossare, utile per lo sport grazie al rilevamento automatico dell’attività (96 attualmente), facile da abbinare al proprio smartphone e l’utilità di avere sempre aggiornati i parametri della nostra salute (da precisare che, la band vibrerà come alert nel caso in cui i valori minimi da noi impostati saranno raggiunti) Un pò bassa la frequenza del display e le gesture devono essere decise per accedere alla schermata, ma forse sono soltanto punti di vista. Tantissimi i quadranti, alcuni anche personalizzabili. I nuovi possono essere scelti dallo smartphone e quando sono stati scaricati, possono essere selezionati anche dalla band stessa. Buona anche l’autonomia: Huawei segnala 14 giorni o 10 giorni con uso intenso. Nel mio caso, sono riuscito a sfiorare 8 giorni sotto stress. E’ un risultato più che soddisfacente.

Da ricordare poi l’Always On Display e l’accensione del display alla rotazione del polso. Resistenza all’acqua di 5 ATM e la possibilità di poter scattare una foto direttamente dalla band anche con ritardo di 5 secondi. Prezzo? 59,90 euro, ma attualmente in offerta a 49,90 sullo store di Huawei.

Recensione OnePlus Nord CE 2 5G

Tra la fascia media di smartphone presenti sul mercato, credo che dovreste iniziare a valutare anche OnePlus che, tra offerte e nuove proposte, si fa spazio tra i grandi della telefonia. Lo fa in modo interessante con il Nord CE 2, dalle buone caratteristiche, un design curato e qualche asso nella manica.

Plastica non corrisponde a bassa qualità. Ne sa qualcosa OnePlus che con questo Nord CE 2 ne ha realizzato il retro scossa. Il risultato è superiore alle aspettative: finiture curate e riflettenti, bordi arrotondati e impronte poco visibili. Poco scivoloso ed un colore “Bahama Blue” – che fa subito estate. Ben fatta l’integrazione scocca e fotocamere posteriori. Nessun gradino ma una semplice continuità con le linee. Lato destro tasto accensione, sinistro volume, in basso il jack audio da 3,5 mm, alimentazione, altoparlante mono, in alto slot per doppia Sim e microSD fino ad 1 TB. Per il design frontale niente sorprese. Con un’altezza di 160,6 mm ed una larghezza di 73, 2 mm, si lascia ben usare. Buono lo spessore di soli 7,8 mm ed uno peso in linea con la concorrenza, 173 g.

Il processore è un MediaTek Dimensity 900, abbinato ad una GPU ARM Mali-G68 MC4, 8 GB di RAM e 128 GB di memoria. L’esperienza d’uso è molto gratificante considerando la fascia di appartenenza. Veloce, non eccessivamente caldo messo sotto stress, lag quasi inesistenti, presenti solo in elaborazioni grafiche e caricamenti download in app molto pesanti. Il sistema operativo si basa su Android 11 (indietro rispetto alla concorrenza) e la personalizzazione di OxygenOS 11. Quest’ultima mi è piaciuta in modo particolare perchè permette di poter personalizzare, animazioni, icone, testo e colori, come si vuole. Pesino l’animazione dell’impronta digitale sul display, che ho trovato precisa e veloce.

Il display è un 6,43″ – 409 ppi, con frequenza di 90 Hz, AMOLED, HDR10+ su Gorilla Glass 5. Anche in questo caso le personalizzazioni non mancano con il tema chiaro o scuro, comfort visivo, la scelta della temperatura schermo, la modalità colore e le dimensioni dei caratteri di visualizzazione.

La frequenza può essere impostata su 60 0 90 Hz. Presente lo “Schermo Ambient” – che permette di scegliere cosa mostrare in standby. Sempre ben visibile anche sotto al sole diretto e l’automatismo può essere impostato per mostrare anche la luminosità più elevata.

Come fotocamere posteriori abbiamo una 64 megapixel ƒ/1.8, una grandangolare da 8 megapixel e una fotocamera macro da 2 megapixel. Nessun stravolgimento rispetto al mercato, però i risultati sono da apprezzare. In condizioni di ottimali, i sensori si comportano bene, realizzando scatti dai buoni colori e ben definiti. Per le macro si arriva fino a 4 cm di distanza, ma i risultati arrivano dopo varie prove.  Presente l’AI per il riconoscimento della scena e la modalità notte, che migliora gli scatti in notturna rispetto alla modalità foto con AI inserito. In modalità Ritratto, il soggetto viene scontornato abbastanza bene impostando una sfocatura leggera. Con valori alti, le foto non mi hanno convinto del tutto. Sembrano necessariamente troppo elaborate anche viste dal semplice display. Utili i filtri che si possono applicare e verificare prima dello scatto. Presenti anche le funzioni Slow Motion, Time-Lapse e Pro per impostare manualmente i singoli parametri. “Video a doppia vista” –  invece permette di registrare con entrambi le fotocamere anteriori e posteriori. I video in 4K a 30fps sono realizzati con colori vivaci e dettagli ben fatti. La stabilizzazione mi ha convinto ma, in registrazioni molto mosse, tende a perdere di precisione mostrando tremolii poco fastidiosi ma presenti.

 

Un plauso alla batteria da 4500 mAh che mi ha garantito una giornata completa di attività tra foto, video, social e navigazione wifi/5G. Con una ricarica da 65 w e caricabatteria veloce SUPERVOOC, in meno di 40 minuti aveva già raggiunto un buon 80% di autonomia.

Per concludere: possiamo fidarci di questo OnePlus Nord CE 2? Direi proprio di si. Processore, display e batteria mi hanno convinto del tutto. Per la fotocamera, se non avete esigenze particolari, non vi darà problemi. Il prezzo è di 359 euro sul sito ufficiale (escluse promozioni) ma su Amazon lo si può trovare ad un prezzo di 325 euro in colorazione Mirror Grey. Un ulteriore abbassamento di prezzo, lo renderebbe quasi un best price. Tenetelo d’occhio.







Test drive Fiat 500e ICON

Piccola, bella ed elegante. La Fiat 500 elettrica attira gli sguardi ad ogni incrocio pur essendo sul mercato da parecchi mesi. Poco più grande della sorella a motore termico, la 500 elettrica porta con se una ventata di novità tecnologiche e un motore da 118 CV che la rendono piacevole anche fuori dal contesto cittadino. Vediamola nei particolari.

L’allestimento provato è l’ICON ed è l’intermedio tra il semplice ACTION ed il costoso e prezioso LA PRIMA. Belli i fari che prendono in parte anche il cofano motore, mentre le frecce laterali sporgenti a led ispirate al modello del 1957, seguono una linea che percorre tutta la fiancata. Il posteriore presenta dei nuovi gruppi ottici a led ed un paraurti pronunciato e bombato. Di effetto i nuovi colori disponibili per quello modello. Quello in foto è il metallizzato Ocean GREEN ed in base a come viene colpito dal sole, presenta dei riflessi blu e verdi irresistibili. Ancora più d’effetto è sicuramente il tri-strato Celestial BLUE che però ha un costo di ben 2100 euro. I cerchi sono bruniti da 16″ – ma per 400 euro, possono essere richiesti i più vistosi bicolori diamantati da 17″. Soldi che spenderei molto volentieri per aggraziare ancora di più una linea elegante.

La plancia è una delle grandi novità di questa 500 elettrica. Totalmente rinnovata, presenta un vistoso display centrale da 10,25″ con il rinnovato Uconnect 5, un cruscotto digitale da 7″- con grafica molto intuitiva ed una fascia superiore dello stesso colore della carrozzeria che percorre tutto il blocco plancia. Gli sforzi per presentare un progetto dall’effetto “wow” ci sono tutti, vedi anche i tanti particolari e le attenzioni ai dettagli come le serigrafie all’interno delle maniglie, nel tappetino centrale della ricarica wireless e l’apertura elettrica delle porte con pulsante… Stonano in tutti i casi, alcune scelte che non ho tanto gradito come per esempio le plastiche che si trovano in basso al centro dove si percepisce anche al tatto, una certa fragilità oppure le portiere che presentano il minimo indispensabile di tessuto solo nella zona del gomito. Minima personalizzazione anche dell’intero dove è possibile scegliere solo due colori, per l’altro anche simili tra di loro mentre le uniche opzioni più vistose della plancia, sono a pagamento e hanno un costo di 1000 euro. C’è da dire che salendo a bordo, non si percepisce quella sensazione di leggera claustrofobia che si ha con la 500 termica. La plancia è ben ottimizzata con gli spazi, si sta sufficientemente comodi alla guida, grazie anche ad un bracciolo regolabile, ma l’abitacolo è rimasto quello di una volta almeno per i passeggeri posteriori. Salire dietro non è facile e pensare di affrontare un viaggio in quattro, con persone di media statura, diventa immaginabile. Anche il bagagliaio con i suoi 185 litri non è un campione di capienza, peraltro rifinito anche male con gli schienali dei sedili posteriori in metallo che fanno tanto anni 80.

Il motore elettrico da 87 kW (118 CV) e 220 Nn, regala delle belle sensazioni. Con una accelerazione da 0 a 100 km/h in 9 secondi, guidare in città, diventerà molto divertente. Simpatici i jingle di accensione e spegnimento motore, ma il suono che Fiat va tanto decantando alla bassa velocità (Amarcord del maestro Nino Rota) si sente pochissimo dall’abitacolo. Bisogna stare almeno con un finestrino abbassato e cercare di isolare i rumori esterni. (ed io che speravo di sentirlo ad ogni partenza..!) In compenso però, l’abitacolo è molto silenzioso, nessun scricchiolio di plastica e le asperità della strada vengono assorbite molto bene. Il motore è sempre presente, mai aggressivo ma dolcemente potente. In città è un vero piacere guidare grazie anche allo sterzo molto leggero e le trasferte extra urbane non pesano mai. In autostrada se la cava niente male, grazie agli ADAS di livello 2. Mantiene autonomamente la distanza dal veicolo che precede, accelera, frena e rimane al centro della corsia di marcia. Peccato che ho notato qualche differenza di utilizzo in base alla strada che si percorreva. In autostrada tutto ok, ma in quelle extra urbane, il sistema Traffic Jam Assist, perdeva il suo raggio di funzionamento, come se ci fosse attorno qualcosa che gli desse fastidio. In aiuto anche il cruscotto totalmente digitale dove è possibile configurarlo in base alle proprie esigenze e al display centrale che, grazie ad Android Auto Wireless e Apple CarPlay Wireless, non si è costretti ad avere lo smartphone collegato alla presa USB. (ma dovrà usufruire della ricarica wireless perchè senza, la batteria viene prosciugata in pochissimo tempo…)

Molto soddisfatto dei consumi: con un’autonomia dichiarata in ciclo WLTP combinato, si possono raggiungere fino a 320 Km che diventano 460 km nel ciclo urbano. Mi sono avvicinato molto ai 300 km ma ho dovuto adottare qualche piccolo accorgimento: guida tranquilla e modalità Sherpa in città (che elimina l’utilizzo del climatizzatore, limita la potenza e la velocità a 80 km/h). Cambia la situazione con un uso “normale” dell’auto. In modalità Range che permette di guidare in One Pedal, guida dinamica cittadina e uso dell’autostrda, l’autonomia scende sui 200 km – attenstando un consumo che varia sui 16 e i 15 kWh/100 km. Per il costo di ricarica di una batteria da 42 kWh, siamo sui 10 euro per quella fatta in casa, altrimenti ci spostiamo oltre le 20 euro per le colonnine veloci in corrente continua.

Il costo di una Fiat 500e ICON è di 32,400 euro optional esclusi. A questi bisogna calcolare gli incentivi statali ed eventuali sconti in concessionaria. Mi è piaciuta? Si, molto. E’ la tipica auto da città con un’autonomia importante, modaiola e vivace che potrà anche farvi abbandonare l’auto termica.




Recensione LG TONE Free FP9

Poche settimane fa, LG ha presentato delle nuove cuffie True Wireless Bluetooth, le LG TONE Free FP9 e FP5 entrando in competizione con le nuove AirPods arrivate alla terza generazione. Quali sono i punti forti di queste cuffie? Sicuramente la collaborazione con Meridian, la cancellazione attiva del rumore e per la FP9, la tecnologia igienizzante UVnano.

Per questa recensione, ho provato le più complete FP9 che, esteticamente non variano dalle FP5 se non per la tecnologia. Esteticamente sono molto interessanti. La custodia comoda da portare in tasca, ha una gradevole sensazione al tatto, non plastico ed il movimento di apertura/chiusura, da una buona sensazione di costruzione. Le cuffie si presentano una caratteristica forma che LG chiama a conca prendendo il nome proprio dalla cavità auricolare dove si appoggiano. Sono ridotte di 4,4 mm rispetto ai modelli precedenti, per una vestibilità migliore. Effettivamente, queste TONE Free, si indossano molto facilmente, e non risultano fastidiose, anche dopo un paio di ore. Provandole anche durante la mia sessione di fitness, sono rimaste sempre al loro posto, creandomi poco fastidio.

In collaborazione con Meridian, le TONE Free, presentano una elaborazione dell’audio molto interessante: la tecnologia 3D Sound Stage per esempio, (LG la consiglia anche per attività di videogame) porta ai massimi livelli l’esperienza d’uso. Quello che ho percepito riproducendo “Cold Heart” di Elthon John e Dua Lipa, è un suono avvolgente e dinamico, con bassi mai effettivamente in primo piano, ma adeguati a quello che stavo ascoltando. Dall’app dedicata poi, c’è la possibilità di modificare la resa audio scegliendo più opzioni in base ai propri gusti.

La cancellazione attiva del rumore da i suoi benefici quando ci si trova, per esempio, in condizioni di fastidio cittadino, come il traffico. Sia ben chiaro, siamo lontani dalle capacità delle cuffie a padiglione, ma nonostante ciò, riflettendoci, la scelta di far percepire quello che c’è attorno anche in minima parte, è sicuramente un fattore di sicurezza per chi è molto distratto.

Un aspetto che ho trovato interessante è la modalità Plug & Wireless: l’esempio più eclatante è in aereo quando non si ha possibilità di usare le cuffie in modalità wireless con i dispositivi multimediali dell’aereo. Con le LG TONE Free FP9, questo problema scompare. Basta collegare l’USB-C ad AUX in dotazione al jack audio da 3,5mm del dispositivo che si vuole utilizzare, attivare la funzione Plug & Wireless sulla custodia e si potrà godere delle proprie cuffie. Io per esempio le ho utilizzate con gli attrezzi fitness di Technogym, liberandomi del tutto del filo auricolare, effettivamente, molto fastidioso.

Per concludere non posso dimenticare la tecnologia UVnano di queste cuffie che permette di eliminare il 99,9% dei batteri con soli 5 minuti di esposizione delle cuffie. La luce UV LED all’interno della custodia, è visibile solo esclusivamente quando le LG TONE Free FP9  sono in carica, è ha una durata di 5 minuti. Un vero peccato. Questa tecnologia poteva essere ancora più utile se disponibile a discrezione dell’utente, ma penso anche che sia stata fatta una scelta di ottimizzazione della batteria.

Il prezzo di listino è di 199 euro ma attualmente le trovate in offerta su Amazon a 151 euro disponibili in nero e bianco.

Test drive Hyundai Kona Electric X Line

Sarà per la linea, per il colore alquanto vistoso (Dive in Jeju) o per quel bocchettone piazzato lì sul frontale senza mascherina, la Hyundai Kona Electric, attira gli sguardi. In coda al traffico mi sento gli occhi addosso, di curiosità sicuramente. Poi le richieste esplicite dei passanti: E’ elettrica? Quanti km fa? Il problema è che ancora ci stupiamo se vediamo un’elettrica camminare nella città o in paese, ed io mi diverto a dare informazioni, come se fossi il “divulgatore tecnologico” del momento.

 

La Hyundai Kona Electric rimane in parte fedele alla sua gemella con motore termico, solo determinate differenze estetiche la rendono riconoscibile. Un linea particolare, in parte anche grintosa rendono questo SUV molto interessante. Tutto merito dei fari che sono divisi in due sezioni, come i proiettori praticamente spostati agli angoli ed il retro con nuove luci led anch’esse posizionate in basso. Tali linee sono esaltate anche dal colore appariscente, cosa che probabilmente non renderebbe con un colore scuro.

 

Accogliente l’interno dove predomina il colore scuro della plancia e dei sedili in pelle. Non si può far a meno di notare la zona in basso dove è stato ricavato un vano molto capiente e che dia al tunnel centrale una visione di plancia di comando. Le plastiche sono di ottima fattura, l’accoppiamento dei vani preciso, qualche plastica un pò sottotono ma poco visibile ai passeggeri di turno. Il cambio è sostituito da quattro pulsanti vicino al freno a mano elettrico mentre indietro in una posizione poco raccomandabile, il pulsante che permette di selezionare la modalità di guida (Eco, Normal o Sport). Per cercarlo bisogna necessariamente abbassare lo sguardo e l’illuminazione identica agli altri pulsanti, non aiuta. Bastava colorarlo di rosso per essere distinguibile con la coda dell’occhio. Padroneggia al centro il display touchscreen da 10,25″ – che permette una visione dell’infotainment, del sistema di navigazione e delle app dello smartphone grazie a Apple CarPlay e Android Auto. Lo stesso display funge anche da retrocamera, utilissima considerando che, una coda così alta lascia poco alla visione. Bello anche il display da 10,25″ del cruscotto dove è possibile selezionare una serie di informazioni che vanno dal consumo, alla navigazione al sistemi ADAS. Lo stesso cambia grafica e colore in base alla modalità di guida selezionata. Presente anche head-up display regolabile in base alla vostra seduta.

Alla guida i 204 cv di questa Hyundai Kona Electric si fanno sentire tutti. In modalità Sport, l’auto diventa grintosa, a tratti sportiva con i suoi 7,6 secondi da 0 a 100″ – dichiarati dalla casa. Pur affondando il pedale, l’auto non si scompone, mantiene la traiettoria e le ruote anteriori a parte un piccolo slittamento iniziale, fanno il loro dovere. Sterzo preciso, si dondola molto poco, probabilmente il peso delle batterie sotto i sedili aiuta tanto. Il piacere di guida è notevole, i sedili sono abbastanza profilati, confortevole l’abitacolo con una silenziosità generale molto elevata anche con strada disconnessa. Nessun rumore di plastica, ed i fruscii sono ridotti al minimo anche alle velocità autostradali.

 

Un capitolo a parte merita il sistema di frenata rigenerativa: si può regolare il livello di frenata attraverso i paddle sul volante. Più alto è il livello, più l’auto rallenta e ricarica la batteria, quando si solleva il piede dall’acceleratore. Premendo il paddle a sinistra, si attiva la massima forza della frenata rigenerativa e si può rallentare l’auto fino a fermarsi completamente, senza premere il pedale del freno. Inoltre, il sistema di frenata rigenerativa utilizza i sensori frontali per controllare automaticamente il livello di frenata rigenerativa rispetto al traffico che precede, rallentando l’auto. Questo significa che nel traffico da fermi, vi basta lasciare il freno e farà tutto da sola. Ma non è tutto: se il traffico vi rende nervosi, la Hyundai Kona Electric ha pre configurati dei suoni che cercheranno di rilassarvi come è successo a me con l’opzione “foresta vivace”.

Con la batteria da 64 kWh Hyundai dichiara 484 km nel ciclo medio combinato e 660 km nel ciclo medio urbano. Sono dati molto veritieri se confrontati con il mio stile di guida. Optando per la modalità Normal in tangenziale e ECO in città, con il massimo livello di frenata rigenerativa, questi sono dati facilmente raggiungibili. Certo, sapendo che si hanno 204 CV a disposizione e dopo averli provati in modalità Sport, lo stile di guida economy ti sembrerà noiosissimo a tratti seccante. I tempi di ricarica sono allineati alla concorrenza: quasi 7 ore per una ricarica domestica, oppure circa 64 minuti da una stazione di ricarica veloce a 50 kw dal 10% all’80% dello stato di carica della batteria.

La Hyundai Kona Electric X Line da me provata ha un prezzo di 45,250 euro optional esclusi. Non pochi ma con le agevolazioni e sconti in concessionaria, vi portate a casa un SUV tecnologico e dall’autonomia elevata, adatta anche per viaggi lunghi e non solo per uso cittadino.




Test Drive Toyota Yaris 1.5 Hybrid VVT-i Lounge

Si rinnova la tanta amata Yaris diventando più muscolosa nelle linee e con tante novità tecniche. Partiamo subito nel parlare della nuova piattaforma TNGA-B, che l’ha resa più larga (1.745 mm), meno lunga di 5 mm e con un passo allungato di 50 mm rendendola sul mercato, ancora una delle più piccole del suo segmento. Nuovo anche il motore a benzina tre cilindri da 1.5 litri in grado di erogare 116 CV di potenza massima combinata al sistema Full Hybrid Electric di quarta generazione, completamente nuovo e ottimizzato per la nuova piattaforma, più leggero e con una batteria al litio di 12 Kg. Come sarà la nuova Yaris rispetto alla versione provata nel 2018?

Prima vi accennavo alle linee muscolose della nuova Yaris: effettivamente c’è da dire che le linee un pò anonime della precedente Yaris, sono state sostituite da quelle più personali e intriganti del nuovo design, fatte da parafanghi larghi e decisi sul posteriore ad effetto boomerang che spingono all’esterno le ruote, mentre il frontale riprende in parte la grande bocca presente già sulla precedente Yaris, con queste due prese d’aria finte laterali che accolgono i fendinebbia. Ottimo lavoro per occultare il sensore di prossimità che si trova sotto il logo e non come altre auto di segmento superiore messo in mostra disgraziatamente. Belli e grandi i fari anteriori a led che sporgono dal cofano per un effetto sport.

Completamente inedito l’interno della nuova Yaris dove predomina il design minimal dalle linee pulite e semplici, con plastiche di varie qualità ma di buona fattura, dove l’unico vezzo e questa striscia nera lucida che percorre la parte in basso della plancia, il mobiletto centrale e gli anelli della strumentazione la quale prevede due display digitali circolari, uno per i comandi di servizio ed un altro per la gestione ed il controllo del sistema Hybrid. Al centro il display multi-informazioni con schermo da 4,2″. L’essenziale si trova tutto a portata di mano ma fra tutti troneggia il grande display Touch 3 centrale che racchiude l’infotainment dove è possibile controllare il navigatore (optional a 700 euro), l’audio (per gli appassionati del settore, c’è il sistema audio Premium JBL a 8 altoparlanti abbinato ai cerchi in lega da 17″ al costo di 800 euro), il telefono con Android Auto o CarPlay e la gestione dell’energia del sistema Full Hybrid Electric. Dallo stesso schermo, vengono proiettate anche le immagini della telecamera posteriore per il parcheggio con linee guide dinamiche.

L’abitacolo da l’impressione di essere stretto, ma si cambia idea quando ci si siede e si muovono i primi km. Il sedile con gli inserti in pelle, trattiene molto bene il corpo, quasi quanto un sedile sportivo. Il poggiatesta è molto alto e leggermente inclinato in avanti e le regolazioni fanno mettere subito a proprio agio. Bello il volante piccolo e sportivo con tantissimi comandi sulle razze: a sinistra per gestire il display multi-informazioni, radio e cellulare, a destra l’intelligent Adaptive Cruise Control, il sistema di Mantenimento Attivo della Corsia e l’avviso Superamento Involontario della Corsia. Tanti i vani per riporre le cose, utile il vano all’interno del bracciolo (non regolabile purtroppo) profondo ma senza nessun tappetino all’interno. Alla prima curva gli oggetti scivolano diventando fastidiosi e in un’auto ibrida, il minimo rumore sembra quasi moltiplicato…! Dietro lo spazio non manca per le gambe ma seduti in tre, anche un viaggio di media lunghezza, può risultare fastidioso, inoltre c’è la sensazione di scuro perenne, dovuto ai finestrini laterali piccoli che si curvano in alto. Ma in questo caso, viene in aiuto il tetto in vetro di serie, che nelle giornate più soleggiate, può essere oscurato con una tendina manuale divisa a metà tra la zona anteriore e posteriore. Peccato che il bloccaggio della stessa, è risultato poco intuitivo e complicato. Il bagagliaio di 286 litri di capienza, con una soglia di altezza giusta, risulta sufficiente per l’uso dell’auto.

Guidare la nuova Yaris 1.5 Hybrid è stata una bella esperienza. Si percepiscono subito le migliorie rispetto al modello procedente. La sensazione è quella di un’auto matura, di un vero è proprio salto di qualità. Il motore è particolarmente silenzioso nell’uso quotidiano in città ed il passaggio tra il termico e l’elettrico è praticamente assente, solo i più scrupolosi e attenti potranno notare il passaggio. In modalità ECO le prestazioni sono “tagliate” e rimanendo in città, si riesce a guidare quasi più del 70% con il motore elettrico. In tutti i casi si può scegliere di guidare in modalità EV anche con un tasto, ma soltanto se la batteria sarà quasi completamente carica. In modalità SPORT invece la Yaris diventa briosa e alza la voce ma è il cambio automatico CVT il fulcro di tutto perchè riesce a gestire in modo ottimale lo scambio dei due motori. Chiedi potenza e ti sarà data potenza e con un’accelerazione da 0 a 100 km/h –  in 9,7 secondi, la Yaris diverte anche se, affondando sull’acceleratore, c’è un fastidioso effetto “pullman” da parte del motore termico che alza la voce non in proporzione alla potenza. Da chiarire, non stiamo parlando di un’auto sportiva, quindi niente spalle puntate sullo schienale e colpi improvvisi ma un’erogazione corposa, progressiva e mai fastidiosa.

A rendere tutto ancora più equilibrato poi c’è lo sterzo confortevole e diretto, le sospensioni che mantengono ben salda l’auto anche in curve impegnative, ed un baricentro spostato in basso.  Gli ammortizzatori isolano molto bene l’abitacolo anche se alle basse velocità, avrei preferito una risposta meno secca. In autostrada invece, il motore termico si mantiene silenzioso anche alle velocità autostradali ed in certe occasioni, riesce a dare il cambio anche a quello elettrico e veleggiando fino a 130 km/h. Le riprese sono buone a patto di affondare per bene sull’acceleratore chiedendo così aiuto ad entrambi i motori. Peccato per i freni che, a quanto pare, tallone di Achille di quasi tutte le auto elettriche e ibride provate, presentano questo scalino fastidioso di poca reattività al piede dove si è costretti ad affondare un pò di più per avere una frenata decisa.

Anche questa Yaris si conferma un’auto poco assetata. Rispetto ad un 33,3 km/l nel ciclo combinato dichiarato da Toyota, il computer segnala un onesto 4,6 l/100 km. Certo, si può fare di meglio, scegliendo di guidare sempre in ECO e avere un piede molto leggero, ma diventerebbe una noia guidare così anche in città. La Toyota Yaris 1.5 Hybrid VVT-i Lounge ha un prezzo di 24,500 euro, esclusi tutti gli sconti disponibili e gli accessori presenti nell’auto provata. Forse non regalata, però ha in se tanta tecnologia ed un design molto interessante. Si può chiudere un occhio…